Stanley Matthews

The Magician


Stanley Matthews (Hanley, 1° febbraio 1915 - Stoke-on-Trent, 23 febbraio 2000) | Pentavalida
Wikipedia: en - it | Daily MailTelegraph | The Guardian (Brian Glanville) | Carriera internazionaleThe Matthews Final
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"Il suo nome è il simbolo della bellezza del gioco, la sua fama senza tempo, la sua sportività e modestia universalmente riconosciute. Un giocatore magico, del popolo, per il popolo". Questa è parte dell'iscrizione della base della statua eretta in onore di Stanley Matthews a Stoke. 
A 85 anni, The Wizard of Dribble, il mago del dribbling, è morto in una clinica di Newcastle, la sua morte è stata annunciata agli spettatori di Wembley che aspettavano il match amichevole contro l'Argentina. Era la figura di un calcio antico, ma la sua longevità lo aveva portato a incontrare anche il Brasile che avrebbe vinto il mondiale del ' 58. A 41 anni ubriacò di finte il grande Djalma Santos, in un incontro che l' Inghilterra vinse 4-2: quell' anno a Matthews fu assegnato anche il Pallone d' Oro. 
Smise di giocare a 50 anni interrompendo una carriera che sembrava quella di un angelo eterno. Era un'ala destra veloce, tecnica, imprendibile, un tipo di giocatore scomparso ormai da decenni dai campi di calcio. Era il rappresentante di un football artigianale, pieno di maestria, un ambiente di valori e di autodisciplina. 
C'è un aneddoto sulla sua abilità di calciatore. In una partita dell' Inghilterra nel dopoguerra erano in campo Mortensen, Matthews e Finney, i tre giocolieri che fecero del male all'Italia nel '48 vincendo 4-0 a Torino. Matthews va sul fondo, crossa per la testa di Mortensen che segna e poi torna verso il centro del campo facendo a Matthews il segno di pollice in alto. Stessa azione pochi minuti dopo, questa volta il cross è di Finney, stesso gol di testa di Mortensen che però tornando a centrocampo ignora Finney e non lo ringrazia. Qualcuno gli chiede perchè e Mortensen risponde: perchè Stanley ha crossato la palla con le cuciture dall'altra parte della mia fronte. 
Nella sua carriera durata 33 anni ha giocato solo per due squadre del nord dell'Inghilterra, lo Stoke City e il Blackpool: figlio di un barbiere, è stato l' eroe della provincia operaia, negli orizzonti grigi dove è nato il calcio. La sua magia si sposò però alla fedeltà: il che gli costò soldi, successi, scudetti, anche se Matthews non se ne pentì mai. Il suo fascino era tale che nel '37 vennero in 149.547 all'Hampden Park per vederlo, la più grande audience di sempre in Inghilterra. 
Giocò nello Stoke City dal '32 al '47, poi si trasferì a Blackpool ("ce la fai a farmi un paio di stagioni ancora?", gli chiese il manager), poi tornò allo Stoke City, che riportò con i suoi gol in serie A, poi nel '65, a 50 anni, lasciò finalmente, anche se non troppo convinto. "Forse è presto" disse, si sentiva ancora in forma. 
Il match della sua vita fu la finale di FA Cup del '53, con il Blackpool sotto 1-3 contro il Bolton a 25 minuti dalla fine. Matthews, a 38 anni, giocò i minuti più ispirati della sua vita, con una serie di azioni sulla destra che distrussero la difesa avversaria, regalando tre assist vincenti ai compagni, dando la vittoria per 4-3 al Blackpool in quella che da allora si chiamò la "Finale di Matthews". Uscì da Wembley portato in trionfo sulle spalle dei compagni; generazioni di scolari inglesi furono portati a vedere le immagini in bianco e nero dei cinegiornali.

Corrado Sannucci, Il dribbling infinito di Matthews, "La Repubblica", 24 febbraio 2000