Pierluigi Cera

" ... Ma tutto è nato in modo casuale: s'è fatto male seriamente Tomasini, il nostro libero, 
e Scopigno m'ha chiesto se ma la sentivo di scalare indietro. 
Se faccio il libero, lo faccio a modo mio, ho risposto. E l'ho fatto a modo mio ..."



Pierluigi Cera (Legnago, 25 febbraio 1941) | Leggenda
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Ray Clemence

But if the time does come and I have to look back, I’ll be able to think, 
'Well, I did most of the things I wanted to do'
























Raymond Neal 'Ray' Clemence (Skegness, 5 agosto 1948 - Desbrough, 15 novembre 2020) | Leggende
Wikipedia: it - en | LFC | Daily Mail | Carriera internazionale | Obituary (The Guardian)

Perle di Diego

"Giocare contro Maradona è come giocare contro il tempo 
perché sai che, prima o poi, o segnerà o farà segnare"
(Arrigo Sacchi)


Napoli e Diego: i centoquindici gol

Arieta I

El Torito


Eneko Arieta-Araunabeña Piedra (Durango, 21 agosto1933 - Galdakao, 27 dicembre 2004) | Leggenda

Tra il 1947 e il 1971, solo una volta il titolo di campione di Spagna non fu conquistato dai club di Madrid e Barcellona. Accadde al termine della temporada 1955-56, quando in cima alla Primera División si classificò l'Athletic Club di Bilbao; che, nello stesso anno, fece doblete, aggiudicandosi anche la Copa del Generalísimo. Una squadra tutta di cantera, nella quale spiccava proprio Eneko Arieta, centrattacco veloce, forte e molto dotato nel gioco aereo. Uno dei più grandi cannonieri nella storia del club.

José Altafini

"Mazzola" 


José João Altafini (Piracicaba, 24 luglio 1938) | Trisvalida
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Ha vinto un Mondiale con Pelè facendosi chiamare "Mazzola" dai connazionali. Ha giocato anche sei partite con la maglia azzurra, ultima la "battaglia di Santiago". Ha segnato una doppietta a Wembley contro il Benfica facendo trionfare per la prima volta il Milan e il calcio italiano in Europa. Ha vinto due scudetti con i rossoneri e altrettanti con la Juve. Ha giocato 750 partite e segnato circa 400 reti.

Carvalho Leite

Maravilha da Serra


Carlos Antônio Dobbert de Carvalho Leite (Niterói, 26 maggio 1912 – Rio de J., 19 luglio 2004) | Leggenda

Fu un idolo del Botafogo. Prima di Garrincha. Prima di Quarentinha. In anni lontanissimi, i 1930s, e a forza di gol portò il Fogão a vincere molti titoli, segnando un'epoca. "O Botafogo representa tudo para mim. Afinal eu só joguei no Botafogo e me orgulho muito disso. Ainda mais por ter ajudado a acabar com um jejum de títulos". Fu proprio Carvalho Leite a indossare la maglia numero nove, quando la Seleçao vinse la sua prima partita nella Coppa del Mondo, al Centenario di Montevideo, il 20 luglio 1930, contro la Bolivia; purtroppo - per lui e forse anche per il Brasile - non gli vennero mai concesse altre opportunità.

Jašin: ultima posa

16 luglio 1967, Dinamo Stadium, Tbilisi
Nello squadrone sovietico, quello di statura più alta è il portiere
Lev Jašin indossa quella maglia per l'ultima volta

In morte di Mariolino Corso

Chi non lo vide giocare, non può capire.

La bellezza dell'anarchia - che il Mago ben comprese, regalandogli quel numero 11 che non voleva dir nulla, tatticamente, salvo che quello era un mancino e batteva il cross dalla sinistra (non come usa adesso, con gli allenatori che credono d'inventare cose inaudite mettendo i mancini a destra e i destri a sinistra).

Giocava praticamente da fermo, cercando il lato d'ombra nel pratone di San Siro. Scansava il contrasto e aveva in uggia il dribbling frontale, elettrico, arrogante (alla Mazzola); preferiva invece nascondersi per lunghi minuti, trottando qua e là indolente. Ricevuta palla, dava una specie di accelerata, si portava dalle parti dell'area di rigore e, a quel punto, tutto l'infinito e il sublime calcistico diventavano possibili. Ma sempre al rallentatore, s'intende. Anche il tiro: floscio, molliccio, di uno che non ne ha voglia, però temibilmente tagliato, imprendibile, irridente. Ricordo un derby lontano, in cui a tu per tu col portiere gli fece scivolar via dentro la rete una palletta beffarda, come quella che sfugge al bambino, rimbalzando senza un perché.

Ararat
20 giugno 2020

Mario Corso

"Era un mattocchio estroso. Pirlando sulla stampella del destro, usava il sinistro alla stregua d'un prodigioso pennello: dribblava di netto, senza scattare mai, e toccava palla con deliziosa insolenza"
(Gianni Brera)


Mario Corso (Verona, 25 agosto 1941 - Milano, 20 giugno 2020) | Trisvalida 
Profili: Wikipedia | Storie di calcio | Vita mancina (La Repubblica) | Statistiche: Inter - Carriera internazionale | Autobiografia

L'altro giorno nel Parco, vicino all'Arena, ho incrociato Mariolino Corso. Parlava al telefono e prendeva a calci i sassolini dei vialetti, forse memore del fatto che quando giocava lo chiamavano "il piede sinistro di Dio". Purtroppo aveva i pantaloni lunghi e non ho potuto vedere se teneva i calzettoni arrotolati alle caviglie.

Kalz